L’approfittarsi di una pandemia per accaparramento di clientela, oltre a non avere un portato valoriale andando contro la responsabilità sociale dell’Avvocato, va in contrasto con l’art. 37 del Codice Deontologico Forense.
Per questi motivi il Consiglio Nazionale Forense assicura “l’attenta e forte vigilanza di tutte le istituzioni forensi nell’individuare e sanzionare i comportamenti di quei pochi avvocati che intendono speculare sul dolore e sulle difficoltà altrui, nel difficile momento che vive il nostro Paese”, attraverso una delibera del 2 aprile 2020 che censura i comportamenti che entrano in conflitto con il ruolo dell’avvocato, esprimendo gratitudine incondizionata a tutti i medici, professionisti sanitari e volontari che ogni giorno rischiano la vita per preservare il diritto alla salute di ogni cittadino.
Nei casi denunciati non vi è stata una limitazione a iniziative pubblicitarie con relative strategie di comunicazione e marketing, per promuovere un servizio legale di informazione circa l’esistenza di nuove situazioni di danno, bensì l’induzione o l’allusione ad azioni di risarcimento del danno alla salute, dovuto ad eventuali errori nel gestire la pandemia contro medici e personale sanitario.
Trasformare in business questa drammatica emergenza è considerata un’azione di sciacallaggio non tollerabile, motivo per cui, secondo il CNF questi comportamenti stanno incrinando l’immagine dell’avvocatura “che invece, anche e soprattutto in queste circostanze, ancora una volta, sta dimostrando piena consapevolezza del ruolo sociale a cui è chiamata e a cui non intende sottrarsi”.
Fortunatamente il comportamento di pochi non ha ostacolato la vera vocazione all’Avvocatura, come possiamo constatare da diverse campagne social da parte di differenti studi legali, che informano la clientela di non accettare incarichi per intentare eventuali cause contro chi è impegnato nella lotta al Covid-19 .
#NOSCIACALLI
Delibera CNF 2 Aprile 2020