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Dall’articolo di Giovanni Negri comparso su Il Sole 24 Ore del 30 maggio 2017.

La conciliazione va a regime. Nella speranza che produca risultati anche migliori di quelli attuali, la commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri l’emendamento del relatore alla “manovrina”, d’intesa con il ministero della Giustizia, che mette termine ai 4 anni di sperimentazione, sarebbero finiti il prossimo 20 settembre, e rende definitivo uno strumento comunque importante per iniziare a ridurre il flusso di cause in tribunale. Oggi in Aula, per il voto finale, sarà messa la fiducia sulla totalità del provvedimento.

Ampio il perimetro delle materie interessate. Molte a elevato tasso di conflittualità. Nel dettaglio: condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari.

Gli ultimi dati disponibili (si veda «Il Sole 24 Ore del lunedì» del 3 marzo), relativi al 2016, segnalano, una battuta d’arresto: le mediazioni previste dalla legge (decreto legislativo 28/2010) come condizioni di procedibilità giudiziale, sono passate dalle 151.469 del 2015 alle 138.127 del 2016. In lieve miglioramento l’esito delle procedure: nel 2016 il tasso di successo è stato dell’11,2%, contro il 10,1 del 2015. Numeri ancora bassi che mettono, una volta di più, in evidenza uno dei “peccati originari” dell’istituto e cioè il fatto che nella metà circa dei casi (il 50,4%) una delle parti non partecipa neanche al primo incontro illustrativo in cui viene spiegato come funziona la procedura.

Perchè poi è questo primo passaggio a fare la differenza. Infatti, se si considera chi partecipa quanto meno a questo primo incontro la percentuale di successo sale al 23,9% nel 2016 (al 22,5% nel 2015). Numeri ancora più alti se si va oltre e si avvia davvero la procedura di mediazione: gli esiti positivi salgono al 43,6 per cento.

Allo studio però ci sono anche possibili ampliamenti per rafforzare quello che ormai, insieme alla negoziazione assistita, rappresenta un circuito, se non alternativo, quanto meno preliminare a quello classico di amministrazione della giustizia. La commissione del ministero della Giustizia presieduta da Guido Alpa propone, infatti, l’estensione della mediazione obbligatoria ai rapporti “di durata” o che comunque comportano relazioni durature, alle controversie in materia di società di persone; ancora, i contratti d’opera, di opera professionale, di appalto privato, franchising, leasing, fornitura e somministrazione, concorrenza sleale “pura”, trasferimento di partecipazioni sociali di società di persone. Opportuno, secondo i commissari, porre il limite dei 250mila euro per le controversie di competenza del tribunale delle imprese.

Tutti gli atti del procedimento di mediazione sono esenti da imposta di bollo e da ogni altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura. Il verbale di accordo è esente dall’imposta di registro sino al valore di 50.000 euro. In caso di successo della mediazione, le parti avranno diritto a un credito d’imposta fino a un massimo di 500 euro per il pagamento delle indennità complessivamente dovute all’organismo di mediazione. In caso di insuccesso della mediazione, il credito d’imposta è ridotto della metà.

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